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Ai Comuni anche la tassa di scopo

di Giorgio Santilli

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Roberto Calderoli mantiene gli impegni. Il ministro per la Semplificazione fa trovare a Province e Comuni, nella nuova bozza di disegno di legge sul federalismo fiscale, tutte le misure promesse nel corso di agosto sulla nuova fiscalità degli enti locali: a partire dal tributo comunale esclusivo sugli immobili (che comprenderà anche l'attuale imposizione sui trasferimenti di proprietà) e dal trasferimento alla fiscalità provinciale di quote (da definire) delle tasse sugli autoveicoli e delle accise su gasolio e benzine. Nel testo consegnato ieri all'incontro con Anci e Upi c'è, però, anche qualche sorpresa non annunciata: la tassa di scopo comunale che potrà essere istituita per finanziare opere pubbliche, eventi ad alto interesse turistico e mobilità urbana; l'accelerazione per l'istituzione delle città metropolitane, chiesta soprattutto da Letizia Moratti, per altro con l'esclusione a sorpresa di Venezia e Bari (comuni capoluogo con meno di 350mila abitanti) e con il conferimento anche a questi nuovi enti di «una più ampia autonomia di entrata e uscita in misura corrispondente alla complessità delle medesime funzioni»; l'articolo aggiuntivo per il finanziamento e il patrimonio di Roma Capitale, che farà piacere a Gianni Alemanno.

Il disegno di legge passa dai 19 articoli della bozza datata 24 luglio ai 22 del nuovo testo che vorrebbe segnare la tappa decisiva di avvicinamento al Consiglio dei ministri: il primo appuntamento dovrebbe essere, per un esame preliminare, giovedì 11 settembre, per arrivare al traguardo il 18 o, al più tardi, il 25, dopo aver acquisito il parere della Conferenza Stato-Regioni.
Incassato il parere sostanzialmente favorevole di Comuni e Province, si tratta di capire ora quale sarà la reazione delle Regioni. Per la fiscalità regionale la novità più rilevante è l'allungamento del periodo transitorio, da tre a cinque anni, per registrare significativi scostamenti dalla spesa storica nelle funzioni non essenziali. Calderoli si è tenuto alla larga, alla fine, dalla questione più spinosa, vale a dire l'individuazione del tributo erariale da attribuire alle Regioni: non ha spinto per imporre nel testo l'Irpef contro cui si era pronunciato esplicitamente il ministro per le Regioni, Raffaele Fitto, sostenendo che questa tassa - al contrario di Iva e Irap - avrebbe massimamente ampliato la differenza fra Regione e Regione del gettito fiscale disponibile. La questione, non secondaria, è accantonata.

Novità, invece, per le Regioni a statuto speciale che costituiscono fronte a sé, pure surriscaldato dall'estate. Dovranno «partecipare al conseguimento degli obiettivi di perequazione e di solidarietà»: è una formula più leggera del precedente testo che prevedeva che «prendono parte al sistema di perequazione e di solidarietà». In compenso, alle Regioni speciali viene esteso in modo esplicito il principio del superamento del criterio della spesa storica. Più specifici per Sicilia e Sardegna i due inserimenti all'articolo 20 sull'estensione della perequazione passiva e sulla possibilità di trattenere in Regione i tributi pagati da imprese con sede locale altrove e stabilimenti nel territorio regionale.
Il disegno di legge riequilibra considerevolmente il rapporto fra Regioni ed enti locali. In diversi passaggi. Anzitutto i Comuni e le Province accedono con una propria rappresentanza alla nuova conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica che avrà, tra gli altri compiti, quello di elaborare il patto di stabilità interno che resta di livello nazionale. Sventato il rischio, denunciato dagli stessi enti locali, di tanti patti di stabilità regionali.

In favore degli enti locali vengono anche sottratte dall'equilibrio interno del nuovo sistema fiscale le spese finanziate con contributi speciali e con finanziamenti della Ue che finiscono in una contabilità separata.
Anche nella ripartizione del fondo perequativo per Comuni e Province alle Regioni vengono posti diversi paletti: anzitutto è ora previsto esplicitamente un aggiornamento periodico dell'entità dei fondi trasferiti per finanziare le funzioni (non essenziali) già svolte alla data di entrata in vigore della legge; inoltre, viene fissato un termine di venti giorni per redistribuire agli enti locali i fondi ricevuti dallo Stato e viene stabilito che «la eventuale ridefinizione della spesa standardizzata e delle entrate standardizzate non può comportare ritardi nell'assegnazione delle risorse perequative agli enti locali». Norme che dovrebbero mettere Comuni e Province al riparo da possibili "meline" regionali.

La geografia della tassazione locale
Sull'Irpef i maggiori divari fra Nord e Sud Attribuire alle Regioni come tributo autonomo l'Irpef, l'Iva o l'Irap? La questione è aperta all'interno del Governo, con la Lega favorevole all'Irpef, il ministro Fitto e Alleanza nazionale alle altre due ipotesi. La tabella pubblicata a fianco contribuisce a spiegare le due posizioni
  CONTINUA ...»

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